13 Commenti
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Avatar di Anna

Può il patto con il lettore passare in secondo piano rispetto a innovazione, sperimentazione e studio filosofico di una realtà nuova e basilare per comprendere il nostro tempo? Assolutamente sì e si è sempre fatto! E' una delle operazioni letterarie più affascinanti del nostro tempo e finalmente che qualcuno esce dal seminato

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Avatar di Ruggero

Non sono sicuro. Cioè, che si possa si, ma è il modo giusto? Sto pensando alla "burla" Drury Lane - Ellery Queen, e mi viene da pensare che quella mi lasciava il dolce in bocca perché scherzava con me. Questa mi lascia l'amaro in bocca perché scherza su di me.

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Avatar di Evastaizitta

Se il patto col lettore passa in secondo piano, la Casa Editrice deve chiudere.

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Avatar di Diana Magri

Molto interessante e puntuale il tuo articolo, l'ho letto con grande piacere e anche ammirazione per la competenza e i riferimenti. Anche l'esperimento Ipnocrazia ha suscitato interesse, e mi ha divertita molto profondamente, non ho sentito inganno. Una componente che gioca è sicuramente la mia partecipazione alla newsletter che mi fa seguire più frequentemente le proposte, anche quelle di dialogo con la IA e inoltre mi ha attivata chiamandomi ad una partecipazione maggiore, di pensiero, di nuove ipotesi, mi ha fatto danzare, e continua a farlo, si, perché il gioco mi ha entusiasmata e ha arricchito la mia attitudine alla ricerca. Però trovo altrettanto interessante il tuo articolo, secondo me molto ben scritto rispetto ad altri che pure criticavano l'esperimento, e ho pensato che forse finalmente si sta recuperando una vera pratica democratica, basata sul conflitto e sul confronto di diversi punti di vista , che quando ben articolati sono nutrienti, come in questo caso. E insieme al consenso richiama anche la questione del dissenso, che evviva torna a essere anche questo campo di arricchimento, generativo.

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Avatar di Sara De Deo | Taccuino Azzurro

Un articolo densissimo, accademico e potente!

Intanto gioco di fantasia e penso che sarebbe meraviglioso se si potesse creare una conferenza dibattito su Ipnocrazia, e su tutte le questioni e le voci che sono uscite/intervenute fino ad ora dalla sua pubblicazione. Abbiamo bisogno di fare cultura insieme (tanto per citare la Facheris) e anche Giulia Blasi nell'ultima newsletter scriveva di quanto fosse importante incontrarsi ed esercitare l'intelligenza emotiva. Vi prego cogliete quest'opportunità o qui si rischia di disperdere tutto.

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L'intervento di Eva Ferri, Editrice di Edizioni E/O, è perfetto perché TLON è la stessa casa editrice che ha pubblicato Gurdjieff, Igor Sibaldi, Gary Lachman, ecc. Cioè di che stamo a parlà? (con simpatia) Ipnocrazia era citofonato. Perfettamente attinente con quello che è sempre stato il filo rosso di tutte le pubblicazioni di TLON. E anche di chi segue le iniziative della casa editrice, newsletter comprese.

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Poi ho iniziato a leggerlo ed è come andare a vedere uno spettacolo di illusionismo, dove sai benissimo che la donna tagliata in due è un trucco e se non lo sai è il mago stesso a svelartelo... ti lascia proprio le tracce.

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Domanda forse sciocca: ma se Ipnocrazia non avesse osato ingannarci, ne staremo parlando così tanto? E da quando non si faceva un'analisi così complessa di un libro italiano?

Sono entusiasta di tutto!

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Avatar di Arianna vecchini

Grazie per queste riflessioni davvero interessanti!

Rispetto all'inganno al lettore, non è ancora più grave la pratica del ghostwriting?

In Ipnocrazia, almeno, era un inganno temporaneo e funzionale.

Personalmente non l'ho percepito come inganno, ma come pratica ludica (assumendo il gioco nel suo valore più serio e profondo di esperienza di conoscenza della realtà) e maieutica. Se fosse stato dichiarato fin dall'inizio, forse mi avrebbe colpita con minore intensità.

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Avatar di Claudia Buzzetti

Ti sono molto grata per il tempo che hai investito nel ricercare, riflettere, scrivere e intervistare le persone incluse in questo articolo, serissimo. Mi ha stimolato un sacco di riflessioni e ho particolarmente apprezzato l’idea della non neutralità dell’IA di Di Salvo. Non so se sono completamente d’accordo con la tua prospettiva perché trovo che gli indizi x capirlo sono tutti presenti nel libro e credo che di “inganni” letterari o Alias la storia è piena. Una sorta di gioco di specchi offerto come enigma da risolvere … comunque davvero grazie è stata una riflessione preziosa 🙏🏻

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Avatar di Ruggero

È un articolo che mi allarga la prospettiva, grazie. Alla fine l'ho letto pensando: e se fosse falso? Se fosse falso sarebbe ugualmente utile per me, da lettore, perché mi mette in moto dei pensieri. Il primo: perché tra i costi di questo esperimento non mettiamo i soldi del libro? E il tempo del lettore? Chi glielo ridà? Dove vado in pari? E se non vado in pari sono appunto una pedina. Questo senso di rabbia che ne emerge ovviamente genera una reazione.

Poi: siamo tutti immersi in una società che ci manipola allo stesso modo: dalla politica (Trump non è una illusione consapevole e condivisa?) alla pubblicità (che appunto deve essere regolata) alla letteratura (Galimberti?). Come lettore\pubblico\cittadino posso solo armarmi intellettualmente e usare una micro-proapettiva: utilitaristica, ideologica, emotiva. Grazie per le prospettive.

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Avatar di Evastaizitta

Io penso che la vendita dell'oggetto-libro, annulli la possibilità di chiamarlo esperimento. Perché se pago voglio sapere cosa compro, specialmente se questo joke implica l'utilizzo di strumenti che io, per scelta politica ed etica, tengo a distanza.

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Avatar di Ruggero

Si e no. A volte puoi comprare anche volendo essere stupita. Ma non ingannata. Ecco per me questo non è esperimento. È borderline truffa. Se compro da Hoepli un manuale e poi mi dicono "era un esperimento" mi incavolo e li denuncio per truffa.

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Avatar di Evastaizitta

Ripeto: un esperimento non prevede soldi da parte degli inconsapevoli partecipanti.

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Avatar di Ruggero

Mi spiace dirlo ma mi sbagliavo, hai ragione.

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Avatar di Metella
May 3Modificato

Ipnocrazia mi era apparso in un feed, probabilmente TikTok, pensate voi.

Le solite frasi da copy persuasivo dei poveri, che ti strizza l’occhio, ma stavolta con quella patina di verità sussurrata che ti fa abbassare le difese. Estremamente convincente proprio perché, in fondo, dice cose che, a meno che tu non viva su Marte, hai già intuito da un pezzo. Eppure me lo sono segnato. Mo me lo segno, mi son detta. Vediamo se c’ha qualcosa di nuovo da dire.

Quando poi è venuto fuori che era un esperimento, un tentativo farlocco di Agitprop mascherato da rivelazione, ho sentito un fastidioso prurito al cervello. Quel genere di prurito sottile, inutile, di essere stata derubata del mio tempo. Derubata per un gioco di specchi incastonato dentro un altro gioco di specchi, una mise en abyme del nulla, con tanto di riflesso ammiccante.

L’ho trovato estremamente fastidioso. E pretenzioso.

E ho pensato a chi il libro l’ha pure letto (io no, per fortuna o per istinto), e che quindi si è visto sottrarre anche una parte del proprio privato, quel tempo lento, silenzioso, in cui leggi e ti immedesimi e sospendi il giudizio, cioè, detto con una formula brutale ma vera, uno dei beni più preziosi che ci restano in questa fase storica, in cui tutto è immediato e niente è intimo.

Quindi sì, posso capire tutto: il gioco, l’esperimento, la provocazione, la performance meta-meta-narrativa.

Ma quello che mi è rimasto, è una sensazione molto concreta: il furto del mio tempo.

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